2014/02/21 - Festival 2014: Anche Fazio uccide Tenco

Festival 2014: anche Fazio uccide Tenco. Caro Fabio Fazio (e/o la Direzione del Festival), riponevo in te qualche vaga speranza di sincero promotore della cultura musicale italiana che ha fatto la storia del Festival e della Rai, ma dopo la “serata club” non ho potuto fare a meno di notare il palese sfruttamento di nomi illustri per tentare di tirar su un’audience televisiva deludente per il Festival.

 

La tanto pubblicizzata “serata club”, affermando in qualche articolo di giornale la condivisione dello spirito del Club Tenco, si è trasformata invece in un modesto saluto al Club Tenco e nell’accaparramento di importanti artisti che hai portato sul palco del Festival.

L’altro ampiamente pubblicizzato omaggio a Luigi Tenco, si è trasformato nella semplice interpretazione di Gino Paoli che non ha nemmeno citato il nome di Tenco ma si è ricordato di menzionare Bindi come persona “massacrata e denigrata”. Pur condividendo il pensiero su Bindi, mi pare che Luigi Tenco non sia stato da meno in questo indiretto massacro e denigrazione, oggi compreso.

Anche l’altrettanto pubblicizzato omaggio a Tenco da parte di Marco Mengoni ha subito un brusco cambiamento, facendogli cantare il brano di un altro cantautore. Fortunatamente, però, la genuinità di Mengoni ha permesso di rivolgere un sincero saluto alla famiglia Tenco mettendo in evidenza un certo imbarazzo, forse per te imprevisto.

Il mio sentimento, caro Fazio, è come quello di colui che vede l’ennesima morte di un personaggio che invece merita molto di più e che sicuramente merita di ricevere pubbliche scuse da parte di chi ha cercato di annientare la sua immagine e la sua dignità dal 27 gennaio 1967 in poi, sempre dal palco di Sanremo e sempre da un certo tipo di programmi televisivi della Rai.

Tornando indietro nel tempo e rileggendo le dichiarazioni fatte per far ripartire con ostentata serenità la seconda serata del Festival del 1967, ho come la sensazione che anche in questo 2014 sia girato una sorta di divieto di citare Luigi Tenco… Sicuramente è solo una sensazione, anche se è un dato di fatto che è stato nominato soltanto una volta e fuori programma.

Tra l’altro, questa sera non hai ucciso soltanto Tenco, ma anche il tuo valido progetto iniziale per il quale cercavi di dare risalto agli autori italiani e alla cosiddetta Scuola Genovese. Meglio di me dovresti sapere che se questo fenomeno musicale è potuto nascere, è stato grazie al Maestro Gianfranco Reverberi che si è portato a Milano, nella casa discografica di Nanni Ricordi, tutti i suoi amici genovesi e non solo e ai quali ha permesso di far incidere vari dischi, alcuni dei quali sono poi diventati dei grandi successi facendo etichettare questi musicisti come quelli della Scuola Genovese. Ebbene, anzi emmale, questa “serata club” priva di questi valori storici si è rivelata agli occhi di molti telespettatori, che con gli anni diventano sempre più giovani rispetto all’argomento della serata, come una carrellata di musica jurassica… purtroppo.

Mi dispiace sottolineare questi aspetti, ma le aspettative preannunciate sono state tutte disattese non solo dal mio punto di vista di estimatore dei valori umani di Luigi Tenco, ma anche dal punto di vista di numerosi appassionati di musica, oltre che da quello di tutti i (pochi) telespettatori che hanno espresso la loro volontà di non guardare il Festival.

L’unica vera condivisione della serata è la meritata vittoria del brano che grida giustizia, tanto per rimanere in tema, per una terra del sole e non per una terra dei fuochi!

Michele Piacentini