2014/02/01 - Sanremo e il fantasma del palcoscenico
Leggendo le notizie sulla prossima edizione del Festival di Sanremo, che si svolgerà dal 18 al 22 febbraio, ho avuto come uno strano tuffo nel passato di quasi cinquanta anni. Oggi si leggono molte critiche sull’abbondante presenza di canzoni melodiche e molte delle quali con temi amorosi. Si lamenta la quasi totale assenza di varietà di ritmi e di sound alternativi e si spera in qualche presenza di stranieri che possano portare buone nuove e note da oltre confine.
Quasi cinquanta anni fa accadeva qualcosa di analogo, la melodia strappa-lacrime degli anni ’50-’60 aveva bisogno di rinnovarsi per rivolgersi ad un pubblico più dinamico e più contestatore, cioè quello che si apprestava a diventare la generazione dei sessantottini. Fu così che, un po’ per caso ed un po’ per coincidenza di fattori nefasti, andò in scena l’unica edizione veramente memorabile del Festival della Canzone Italiana… quella del 1967.
In quell’anno i cantanti italiani in gara furono accoppiati a cantanti famosi, spesso internazionali. La discografia italiana sodalizzò con quella francese e con quella americana. L’organizzazione del Festival si lasciò guidare dallo stile americano di fare gossip per rilanciare la manifestazione facendo convolare a nozze, in pieno festival, grandi personaggi della musica. La televisione pubblica italiana siglò una lunga serie di importanti contratti televisivi con molte emittenti europee, realizzando la prima importante trasmissione in eurovisione. L’editoria e la discografia schierò in massa i migliori cavalli di battaglia sul campo della pubblicità e dell’informazione cartacea. Insomma, l’edizione del ’67 rappresentò una vera e propria rivoluzione musicale italiana.
Ma al di sopra di tutti questi eserciti, armati fino ai denti di penne, di macchine fotografiche, di denaro e di voglia di visibilità nonché di vendite, colui che portò la vera rivoluzione culturale fu il giovanissimo Luigi Tenco. “Ciao Amore Ciao” è il titolo della canzone che Tenco cantò in quel Festival e che cambiò il modo di concepire la musica leggera italiana attraverso anche le rivoluzionarie parole che mostravano il suo grande spirito di osservazione verso il cambiamento del genere umano:
Finché il teatro della musica italiana avrà porte murate, conserverà purtroppo anche tutti i suoi limiti ed i suoi fantasmi con pensieri inespressi.